KIERKEGAARD



Egli affronta il tema della scelta --> decisione tra alternative opposte e inconciliabili che comporta un'assunzione di responsabilità.

Pone l'uomo di fronte alla drammaticità dell'esistere, infatti ciò che da valore all'uomo non è la sua cultura e le sue conoscenze, ma la capacità di assumersi le responsabilità della propria vita.




Egli individua tre fasi dell'esistenza:



- La vita ESTETICA  -->  essa è vissuta nell'istante e nella continua ricerca del piacere e conduce alla noia e alla disperazione.
Egli ritiene che la vita estetica sia insufficiente .



--> Come Schopenhauer, egli osserva che va vita, intesa come un perenne desiderio, come l'affannosa e insaziabile ricerca di qualcosa che non si ha e non si potrà mai ottenere, non può che avere un esito negativo.



- La vita ETICA  -->  è caratterizzata dalla scelta e dalla responsabilità

Comporta la sottomissione alle regole della famiglia e della società.

La famiglia esprime l'ideale del dovere morale nel senso più elevato.  

 Nell'agire etico, il soggetto sottomette la propria individualità alle regole della famiglia e della società, egli rende proprio un dovere "generale", dunque unifica l'universale al particolare, diventa un uomo singolo superando la frammentarietà della personalità estetica.

 
Nella descrizione della vita etica, la moglie si dedica alle faccende domestiche e il marito è inserito nel mondo sociale.

 
Nonostante questa apparente serenità, neppure la vita etica è pienamente soddisfacente perché è minacciato dal conformismo, dovuto al fatto che l'adesione alle norme morali e ai doveri quotidiani si trasforma in qualcosa di esteriore e superficiale.


Conduce alla percezione della propria inadeguatezza morale e al pentimento. 



-La vita RELIGIOSA  --> il fine ultimo dell'uomo consiste nella realizzazione della vita religiosa.

 
 essa implica un "salto" dalle fede che è "paradosso e scandalo"  per la ragione umana (Abramo, egli deve scegliere tra Dio o la morale degli uomini).
--> la fede non ammette nessuna giustificazione razionale, non concede la pace all'uomo, ma crea inquietudine .


Comporta un rapporto esclusivo tra l'individuo e Dio.


Egli inoltre afferma che l'uomo sia ex - sistenza (ex-sistere = uscire da sé) . Può trascendere la propria condizione e proiettarsi nel futuro.  Egli è progettualità e possibilità, può decidere chi vuole diventare.



--> Per questo prova angoscia, intesa come puro sentimento della possibilità. Riguarda la condizione umana nel rapporto con il mondo e le sue possibilità.



--> Prova disperazione (la "malattia mortale") , intesa come lacerazione tra finito e infinito.  Essa è una condizione soggettiva.
L'uomo può essere disperato quando non riesce ad accettarsi per quello che è, aspirando ad essere migliore, oppure quando si accetta per quello che è, considerandosi completo.


--> In entrambi i casi la possibilità si rivela come impossibilità perché in me vi è la consapevolezza del limite e dell'angoscia dell'esistere, allo stesso tempo però non posso neanche uscire da me e superare tale limite. 


--> Dunque la disperazione è dettata dalla necessità e impossibilità della scelta.




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